Il Consiglio Artico è il principale foro intergovernativo regionale, creato nel 1996 con la Dichiarazione di Ottawa e composto dagli otto Stati artici (Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti). Il Consiglio Artico include come Partecipanti Permanenti sei associazioni delle popolazioni indigene dell’Artico ed opera attraverso gruppi tematici su materie quali lo sviluppo sostenibile, il monitoraggio ambientale, la protezione dell’ambiente marino, la conservazione della biodiversità, la prevenzione delle calamità naturali e la gestione delle emergenze. Possono essere Osservatori al Consiglio Artico gli Stati, le organizzazioni internazionali e le ONG (l’Italia è Osservatore dal 2013). La Presidenza del Consiglio Artico è rotativa biennale tra gli Stati Artici, attualmente detenuta dalla Federazione Russa, cui succederà nel maggio 2023 la Norvegia.
La norma istitutiva del PRA prevede esplicitamente che il Programma sia “finalizzato al sostegno dell’Italia quale Stato Osservatore del Consiglio Artico”. Tra le sue azioni, quindi, il PRA ha previsto il “sostegno alla partecipazione italiana al Consiglio Artico e ad altre principali organizzazioni e programmi internazionali”. È stata pertanto incentivata la partecipazione di esperti italiani ai gruppi di lavoro del Consiglio Artico, negli ultimi anni tenutisi prevalentemente in forma telematica a causa della pandemia da Covid 19, oltre che al forum scientifico legato all’Arctic Science Ministerial.
La presenza italiana all’interno dei gruppi tematici del Consiglio Artico è particolarmente articolata, con uno sforzo corale che coinvolge istituzioni ed enti di ricerca. Sono stati nominati referenti per tutti e sei i gruppi di lavoro permanenti del Consiglio Artico (ACAP, AMAP, CAFF, EPPR, PAME e SDWG), ed è assicurata la partecipazione anche a vari gruppi di esperti, tra cui ad esempio quelli su Black Carbon and Methane, Marine Litter e Shipping. Nel novembre 2018 il CNR ha anche ospitato a Bologna una riunione del gruppo sugli Short-Lived Climate Forcers (SLCFs), nel quadro del prioritario interesse della comunità scientifica nazionale per la questione climatica e gli inquinanti. Da segnalare anche l’impegno sulla tematica della prevenzione e gestione delle emergenze e, in particolare di recente, in un progetto sugli incendi in Artico.
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